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10 Agosto 2020Varramista: la tenuta, la fattoria e i suoi vini
Dopo aver visto il sito online di Varramista ero già pronta a ritrovarmi in un luogo di straordinario fascino, ma sicuramente non mi aspettavo di provare emozioni così forti di fronte a una bellezza quasi sacrale. Trattieni il sospiro alla prima vista della villa che si erge in vetta alla collina e ti attende al suo cospetto, rimani abbagliato da quella “semplice” eleganza che ricorda la splendida bellezza femminile, ricca di classe innata, da cui non toglieresti mai lo sguardo. Per poi perdersi nei verdi labirinti, nei boschetti con i loro affascinanti pertugi, il laghetto, i giardini “segreti” con i busti in marmo che evocano tempi passati. Perdi la cognizione del tempo. Un perfetto equilibrio tra la natura e l’opera dell’uomo che non si può descrivere, si deve vivere, respirare a pieni polmoni
Quasi 500 ettari di pura meraviglia. Non ho mai visto niente del genere, tra le strutture private, curato con tanta ricerca della perfezione. Ma non quella perfezione forzata, artificiale, quasi finta: qui è tutto equilibrato così da trasmetterti solo l’autentica bellezza di questo luogo.
Ripercorrerne la storia è impresa assai complessa ma di assoluto interesse visto che la tenuta Varramista affonda le sue radici nel ‘400 quando, secondo la narrazione più accreditata, fu donata dalla Repubblica di Firenze a Gino di Neri Capponi per la sua vittoria, al comando delle milizie fiorentine, sulla città di Pisa nel 1406. La Villa venne costruita quale avamposto contro i pisani.
La progettazione della villa si deve a Bartolomeo Ammannati (1511-1592) celebre scultore e architetto fiorentino della corte medicea che collaborò alla trasformazione di Palazzo Pitti e alla realizzazione della Fontana del Nettuno della Signoria a Firenze. L’edificio principale fu completato nel 1589, come recano le cifre incise sugli embrici del tetto.
Fino ai giorni nostri la tenuta Varramista ha accolto intellettuali di ogni epoca, volti noti della scena artistica, culturale e imprenditoriale italiana e internazionale. Da Alessandro Manzoni, ospitato nella prima metà del XIX secolo da Gino Capponi, a Emilio Pucci, Marcello Mastroianni e tanti altri invitati delle famiglie Piaggio e Agnelli che dalla seconda metà del ‘900 fecero di Varramista la residenza di campagna, luogo privilegiato di relax e svago, con il suo maneggio privato.
La tenuta Varramista non lascia niente al caso e offre anche un’accoglienza di livello indiscutibile. Oltre alla Villa Padronale, carica di storia e di austera bellezza, Varramista vanta tre Poderi con piscina privata immersi nei vigneti e un Podere immerso nel parco poco distante dalla Villa: La Frasca, Il Monsonaccio, La Lecceta, La Burraia offrono differenti tipologie di appartamenti e soluzioni di soggiorno personalizzate.
Come è facile immaginare qui non possono nascere vini banali. Non ci sarebbe coerenza. L’autenticità è come un’intuizione, la respiri, ti passa attraverso i pori della pelle, la percepisci. Ed era prima volta che assaggiavo i vini di Varramista.
Questa semplice eleganza, gentile e franca espressività è un filo conduttore tra i vini e il contesto. L’attenzione verso i dettagli, la stessa cura e rispetto nei vini. Adoro quando lasci un vitigno esprimersi in questo modo. E qui quando si parla di un vitigno si parla soprattutto del Syrah.
In degustazione abbiamo assaggiato Sterpato 2016, Frasca 2015, e Varramista in due annate: 2011 e 2001. E’ una fortuna che si riesca ancora a degustare queste annate.
Ma prima di descrivere le caratteristiche di questi magnifici prodotti non si può non parlare di Francesca Frediani, da vent’anni anima di questa azienda. Mi fa un immenso piacere che in questa degustazione abbiamo scelto, per una piacevolissima coincidenza, proprio il Varramista 2001, anno nel quale Francesca ha iniziato il suo lungo cammino in questa splendida tenuta. Enologa, il termine di commerciale è assolutamente diminutivo nei suoi riguardi considerando anche quanta passione ci mette a guidare questa realtà, è una figura chiave e penso che Varramista non potesse essere meglio rappresentata: professionalità, passione, gentilezza, cordialità.
Torniamo ai vini che Francesca ci ha preparato per gli assaggi scegliendo per l’occasione un angolo veramente magico: un tavolino in pietra, con corredo di “sedie” a mosaico, immerso nel verde tra i suoni della natura. Non avrebbe potuto pensare a una cornice più suggestiva.
Sterpato 2016, da uve maggiormente Syrah, con aggiunta di Merlot e Cabernet Sauvignon. Affinamento per il Sangiovese in botte grande per 12 mesi mentre per le uve di Cabernet Sauvignon e Merlot avviene in barrique per 12 mesi. Un vino molto elegante, dolcemente speziato, profumi di bacche selvatiche, tannino delicato, piacevole, vivace e beverino. Lasciatelo aprire qualche minuto nel calice, vi regalerà un delizioso e divertente gioco di alternarsi dei sentori fruttati e delicatamente speziati. Annata più immediata, perfetto da bersi ora gustando la sua parte fresca e fruttata, che spingerà con qualche anno verso le note speziate ma sempre delicate.
Frasca 2015, a primo impatto sentore di ribes, rosso e nero. Qui prevale il Sangiovese bilanciato nelle minori quantità dal Merlot e Syrah. I sentori si spostano verso la frutta rossa, lo speziato si attenua, saliamo nella complessità, sempre elegante, tannino vellutato. Ancora spinto sul frutto giovane, ha un meraviglioso equilibrio di vino giovane, vivace, elegante e davvero ben fatto. Sarà interessante osservarne l’evoluzione.
Varramista 2011. Syrah in purezza, ha decisamente bisogno di più tempo per aprirsi, prima le note di frutta matura con alternarsi di quelle profonde balsamiche. Dopo pochi minuti inizia ad aprirsi un mondo molto complesso di sentori e sapori. Il palato comincia ad essere più coerente con l’olfatto solo dopo diversi minuti, ed è decisamente più fresco rispetto al naso. C’è sempre da considerare che ogni bottiglia è sempre diversa dall’altra quando si assaggiano i vini sottoposti a una prolungata evoluzione.
Una vera chicca è Varramista 2001 che, a differenza del precedente, ha una piccola percentuale di Merlot. L’annata 2001 in Toscana era generalmente ottima, ma la perfezione con quale si è mantenuto Varramista 2011 è stata netta. Grandissima freschezza, coerenza naso/palato, eleganza e complessità: se siete appassionati di grande annate vi consiglio vivamente di assaggiare questa bottiglia. Davvero emozionante.
Del resto la mano di un enologo come Federico Staderini, che segue l’azienda dai suoi inizi non poteva essere diversa. Chi conosce i vini di Federico sa di cosa parlo. Lavora con grande rispetto verso la natura, verso l’uva. Non poteva essere che questo il risultato: grandi vini, franchi ed eleganti, tutti con un filo conduttore ben preciso. E’ stato un vero regalo.
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