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4 Luglio 2020Podere Pellicciano il paradiso dei vitigni autoctoni
Podere Pellicciano per me può essere definito il paradiso dei vitigni autoctoni. Dopo il lungo lock down la prima visita in cantina sarebbe stata comunque emozionante per ovvie ragioni. Ma, lo ammetto, non sapevo cosa aspettarmi. La zona del Chianti Classico la conosco abbastanza bene, ormai ho catalogato tutte le mie preferenze e ho le idee abbastanza chiare su come dovrebbero essere le caratteristiche del Sangiovese. Su altri vitigni autoctoni commercializzati in purezza non ci sono così tanti punti di riferimento ma qualcosa sono riuscita ad assaggiare in questi anni e ad osservarne l’evoluzione.
Il Podere Pellicciano si distingue proprio per questo: la produzione dei vini autoctoni in purezza, quasi tutti. E vi confesso che per me è stata una piacevolissima sorpresa. Quando mi hanno detto che l’azienda produce un paio di vini realizzati con metodo ancestrale, ero leggermente prevenuta. In Toscana i primi vini ancestrali credo di averli assaggiati oltre un decennio fa. Non mi lasciarono un grande ricordo. Poi ho passato gli ultimi anni in Veneto e ho avuto il modo di assaggiare vini di diversi produttori della tipologia Prosecco col Fondo. Certo, nel caso del prosecco influisce molto l’aromaticità del vitigno, ma è molto interessante osservare la differenza di stili dei vari produttori.
Ma cos’è esattamente questo Metodo Ancestrale? Una specie di via di mezzo tra Metodo Charmat e Metodo Classico, se si vuol semplificare, ma in definitiva è un metodo a se. Un vino Metodo Ancestrale rifermenta in bottiglia grazie a zuccheri e lieviti endogeni naturalmente presenti nell’uva. Il vino presenta il fondo, o sedimento, che gli conferisce un aspetto più o meno velato. Da quel che ho potuto constatare in Veneto le persone hanno ancora difficoltà a comprendere che la presenza di fondo non è un difetto, anzi, è proprio questo sedimento che va ad arricchire il vino dal punto di vista organolettico.
Mentre, riguardo al momento del consumo di questi vini, se i lieviti debbano essere riportati in sospensione o meno, non ci sono le regole precise. Dall’esperienza posso dire che dipende dal vino. Se questo fondo è molto consistente e torbido, non starei a riportali in sospensione: e mi raccomando con delicatezza, leggero remuage, “in fondo” è sempre una bollicina. Ma nel caso dei vini Metodo Ancestrale di Podere Pellicciano che presentano oltre a una bellissima brillantezza anche limpidezza, riportare leggermente i lieviti in sospensione lo vedo molto appropriato.
Sono due i vini che Podere Pellicciano produce con Metodo Ancestrale: InFermento Bianco, ottenuto da uve Trebbiano e Vermentino, e InFermento Rosato da uve Sangiovese. Brillantezza del colore, freschezza al palato, leggerezza ed eleganza gustativa, piacevolezza tattile del perlage, tutto questo rende questi vini straordinari nella loro bevibilità. E per chi è più sensibile alla eccessiva presenza dei solfiti aggiunti il fatto che questi vini vengono imbottigliati senza la loro aggiunta ne accresce sicuramente il valore.
L’azienda lavora con la filosofia di produzione biologica ed è in fase di conversione. Quindi c’è il massimo rispetto in tutte le fasi produttive, dalla vigna all’imbottigliamento. Essendo amante delle vecchie vigne che solitamente ci regalano del vini di grande eleganza mi ha fatto un enorme piacere osservare l’integrità delle vigne che hanno oltre 60 anni. Tra l’altro la vigna del ’59 è estremamente difficile da lavorare: in quegli anni piantavano spesso tutti i vitigni mescolati tra loro quindi diventa estremamente difficile la fase della raccolta e serve un occhio esperto nel riconoscere la differenze: basta poco per danneggiare il lavoro fatto in precedenza.
L’azienda è tutta a conduzione famigliare. La Famiglia Caputo ha una grandissima passione per la viticoltura, tanto che i genitori sono riusciti a trasmettere l’amore per la propria terra e per il loro progetto a tutti i tre figli, che al momento sono pienamente coinvolti in questa attività.
Dopo i due vini Metodo Ancestrale abbiamo proseguito la degustazione con Mafefa bianco e rosato.
Mafefa Bianco fatto con uve Vermentino, Malvasia bianca e Grechetto è vinificato in acciaio e fa affinamento a contatto con lieviti di fermentazione per 6 mesi. Un vino fresco, elegante e con un bel equilibrio gustativo tra questi tre vitigni che riescono a completarsi senza sopraffare uno sull’altro. Mi aspettavo una Malvasia esplosiva quasi sovrastante invece ho trovato le sue bellissime note leggere, fresche e non invadenti.
Mafefa Rosato realizzato con Sangiovese, Malvasia Nera e Canaiolo, anche lui è vinificato in acciaio e fa affinamento a contatto con lieviti di fermentazione per 6 mesi. Un po’ per la presenza di altre uve oltre al Sangiovese ma soprattutto per la tipologia di vinificazione, il risultato è molto differente da altri rosati a base di Sangiovese. Confesso che a volte mi risultano troppo potenti, quasi pesanti. Podere Pellicciano lavora tutti vini con leggera criomacerazione delle uve, riuscendo a farne risaltare il frutto e la freschezza.
Concetta, la mamma di Martina, Federico e Fabio, è stata da sempre in prima linea ad occuparsi della produzione e ha dedicato il nome dei vini Mafefa ai suoi figli, usando loro iniziali.
Mafefa Rosso fatto con Sangiovese, Malvasia Nera e colorino completa la gamma della linea Mafefa e viene vinificato nelle vasche di cemento e prosegue con affinamento in barrique di 2 e 3 passaggio. Legno ben integrato, bel equilibrio sia al naso che al palato.
Incredibile franchezza nella linea dei autoctoni rossi 100%. Un filo conduttore molto chiaro nello stile. Unica eccezione è Trebbiano, che possiamo definirlo un outsider.
Il Trebbiano nasce da una macerazione prolungata delle uve. Non contenta del risultato finale Concetta decise di aggiungere la macerazione. Il vino di oggi fa appassimento di 40 giorni, macerazione nelle vasche di cemento per 90 giorni e affinamento in rovere francese di 2 e terzo passaggio. Come potete immaginare è un vino di incredibile struttura e complessità ma decisamente particolare. Profumi puliti ma molto ricchi ed intensi, sentori iodati, colore dorato intenso. Decisamente interessante in abbinamento a diversi formaggi, piatti a base di tartufo, ma ottimo anche da degustare il calice dopo pasto.
Malvasia Nera. Sinceramente non ne ho bevuto tante e credo che siano pochissime aziende a produrlo. La Malvasia di Podere Pellicciano vuole essere un vino complesso, infatti gli affinamenti anche qui avvengono nei barrique di rovere francese di secondo e terzo passaggio dopo la vinificazione sempre in cemento. Un vino molto intrigante, dai profumi unici e sarebbe diminutivo farne la lista dei sentori, ciò che conta è il loro equilibrio e il gioco del loro alternarsi. Certe emozioni non si possono e non si devono raccontare, vanno provate.
Sangiovese in purezza. Qui non c’entra niente il riferimento territoriale: non assomiglia al Sangiovese delle altre zone o di altri produttori. Ha una sua personalità. Un vino di grande importanza, strutturato, complesso, longevo, ha l’acidità meno spiccata, bell’equilibrio ed è meraviglioso se degustato in questo momento ma è anche interessante osservarne l’evoluzione negli anni.
Colorino in purezza. Qui il suo colore non smentisce la sua fama, il rosso rubino molto profondo, quasi impenetrabile. Gusto ricco, profumi intensi, tannino vellutato. Non è facile trovare potenza ed eleganza allo stesso momento, ma qui a Podere Pellicciano sono riusciti a fare un gran bel lavoro. E non mi riferisco solo al colorino.
E la chicca finale a conclusione di questa intrigante degustazione non poteva che essere il Vinsanto. Difficilmente trovabile, viene esaurito in breve tempo e mi ritengo fortunata per averlo potuto gustare.
L’impegno, serietà, passione con quale questa famiglia si dedica a valorizzare il proprio territorio e i suoi frutti si percepiscono in ogni gesto, ogni dettaglio, ogni profumo. Tutto è curato con tanta attenzione e rispetto. Posso solo fare i miei complimenti e sono felice di averli scoperto al mio recente ritorno sul panorama enogastronomico della Toscana.
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