Col d’Orcia tra passato e presente
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17 Agosto 2021Chianti Classico Collection 2021
Chianti Classico Collection 2021, questa edizione l’ho apprezzata in particolar modo. Prima di tutto i miei complimenti al Consorzio Vino Chianti Classico per l’organizzazione, come avevo già scritto sui social, che ha pensato a tutto nei minimi dettagli e offerto davvero un bel servizio, compreso quello curato dall’AIS Toscana.
Ho adorati i vini assaggiati, tanti conosciuti e alcuni meno, ed è stato bellissimo trovare differenze stilistiche ma tutte nel pieno rispetto del Sangiovese e di ciò che ne è complemento, dalle altre uve all’utilizzo del legno. Partendo dallo stile fruttato più sottile e beverino, meraviglioso e a suo modo anche più estivo, per passare al frutto pieno e croccante accompagnato da lievi note tostate, e poi quel Chianti Classico in stile Riserva da “dimenticare” per qualche anno ma con una splendida espressività futura in prospettiva; ma anche quelli, specialmente delle annate ‘16 e ’17 con delle affascinanti note evolutive che non toglieresti mai il naso dal calice.
Amo il Sangiovese e ho trovato tantissime meravigliose espressioni così diverse tra loro ma davvero ben fatte. Oltre al fatto che è stato bellissimo rivedere gli amici enoappiassionati e i colleghi. Mi mancava molto approccio tête-à-tête.
Ancora due parole sull’organizzazione: dalla scelta della splendida location al Museo di Santa Maria Novella che ha fatto da degna cornice a questo evento, all’efficacia dei servizi ricettivi come, ad esempio, fornire tutti i dettagli necessari via e-mail; dall’utilizzo dell’applicazione in perfetta sintonia col servizio di sommelier al servizio offerto di tampone gratuito all’ingresso, fino alla modalità di degustare sia all’aperto che al chiuso con adeguati distanziamenti. Non si poteva sperare in un’assistenza migliore.
Oltre 400 etichette sono state presentate in questa edizione del Chianti Classico Collection 2021 con le anteprime del 2020, del Chianti Classico Riserva e del Chianti Classico Gran Selezione. Tra il Chianti Classico d’annata 74 sono state presentate nell’annata 2019, altre 75 nell’annata 2018, 26 annata 2017, 4 nell’annata 2016 e 8 nell’annata 2015. La scelta di uscire con più anni di affinamento può essere dettata sia da una scelta stilistica, ma anche dalle condizioni climatiche dove la disposizione dei vigneti fa sì che il vino richieda un po’ più di tempo per affinarsi ed essere pronto. In ogni caso uscire con un annata come 2015 è una scelta anche coraggiosa visto l’entità di investimento, ma ripeto, ognuno ha la sua scelta stilistica e differente espressività territoriale.
Tornando ai numeri 43 aziende hanno presentato la Riserva nell’annata 2018, 56 nell’annata 2017, 29 nell’annata 2016, 7 nel 2015, 3 nel 2014 e una nella 2012. Mentre per la Gran Selezione 25 aziende sono state presenti con la 2018, 21 con la 2017, 36 con la 2016, 12 con la 2015, 2 con la 2013 e 1 con la 2012. Non menziono il Vinsanto in quanto non ho avuto il piacere di assaggiarlo a causa di esaurita disponibilità.
Ho voluto evidenziare i numeri per ricollegarmi a quanto scritto in precedenza, ovvero che il vino Chianti Classico si presenta con mille sfaccettature e negli ultimi anni sto amando sempre di più le espressioni del Sangiovese, difficilmente sovrastato dall’utilizzo sporadico dei legni e lavorazioni più estrattivi. Bellissime espressioni dalla più giovanile, a volte esile ma da immediato consumo, a quelle che regalano splendide e intriganti sfumature secondarie e terziarie di evoluzione.
L’annata 2020 non ha subito il condizionamento di estremi climatici, anche se le basse temperature notturne all’inizio d’aprile hanno avuto impatto sulla fase di germogliamento e conseguentemente influito sulla produzione che ha avuto rese più basse (circa meno 13%) rispetto all’anno precedente. Un inverno asciutto e mite, spiccata variabilità dalla metà di aprile compensate dalla calda e lunga estate ma senza lo stress idrico e con grande escursione termica tra giorno e notte. Vini così risultano in linea di massima perfettamente equilibrati, con tannini ben maturi, complessi e corredati da uno ricco profilo aromatico.
L’annata 2019 è abbastanza “classica” e regolare per il territorio. Inizialmente la stagione mite e asciutta, con le temperature più fresche alla fine di maggio e inizio giugno, ha leggermente ritardato il ciclo vegetativo. Estate calda, regolare, con grande escursione termica tra giorno e notte, una perfetta maturazione fenolica che contribuito a un ampio profilo aromatico. Generalmente vini più freschi, equilibrati, con il tenore alcolico più basso rispetto alla media degli ultimi anni. Anche se, con mia sorpresa, diversi vini hanno l’impronta della frutta in leggera sovramaturazione, sempre piacevole, ma dal profilo differente rispetto all’idea sull’annata più fresca e soprattutto se paragonata a quelle precedenti.
L’annata 2018 ha avuto un andamento climatico irregolare durante il periodo vegetativo e, a differenza dell’annata precedente, si è contraddistinta proprio per la mancanza di continuità della stagione asciutta e soleggiata. Ciò comporta differenze in base alla ubicazione dei vigneti e all’attenzione dei produttori, e ovviamente rese più basse. Personalmente ho trovato delle bellissime espressioni nel 2018 e, nonostante che le piante abbiano subito uno grande stress idrico e gelate primaverili nell’anno precedente, diversi vini del 2028 risultano molto equilibrati nella loro struttura fruttata e tannica, sostenuti da una bella freschezza e spesso sapidità.
Ecco alcuni dei miei assaggi più interessanti:
Chianti Classico Fattoria San Giusto a Retennano (Biologico, 95% Sangiovese, 5% Canaiolo) che assaggiai anche nell’annata 2020, meraviglioso in prospettiva con un frutto espressivo ben supportato dalla acidità e gentilissimo elegante tannino, ma anche il Chianti Classico 2019 Fattoria San Giusto a Retennano (anch’esso Biologico, 95% Sangiovese, 5% Canaiolo) sicuramente tra i migliori assaggi: completo, elegante e complesso, ottimo da bersi ora o affinarlo nel tempo, qui oltre alla ciliegia, marasca, leggera e piacevole tostatura, regala sottilissime note di rovo e di sottobosco.
Chianti Classico 2019 Monsanto (90% Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Colorino) è un vino che mi ha appagato più di tutti sulla parte fruttata, così piena e croccante, sembrava ai momenti di mordere le Vignole, oltre il ritorno di una serie di frutta rossa succulente e ricca di polpa, tutto perfettamente amalgamato. Lo ho semplicemente amato.
Chianti Classico Riserva 2018 Monsanto (90% Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Colorino). Elegante, molto fruttato, perfettamente equilibrato con deliziosissime note terziarie. I vini di Monsanto li chiamerei didattici in quanto penso che siano tra i più completi, avendo la perfetta struttura generale sostenuta da un frutto sorprendentemente croccante e ben presente. E’ tra i classici più rappresentativi del territorio.
Chianti Classico 2018 Fontodi (Biologico, 100% Sangiovese). Un bellissimo equilibrio tra la parte fruttata e tannica, il frutto meno croccante e con delle affascinanti note di chiodi di garofano, cannella, cedro e pepe nero. Bella acidità. E’ una delle più belle espressioni di questa non facilissima annata.
Chianti Classico Gran Selezione “Vigna del Sorbo” 2018 Fontodi (Biologico, 100% Sangiovese). La parte fruttata piena e avvolgente, qui c’è qualche sentore animale in più e una speziatura elegante e ben presente. E’ tra i migliori assaggi di Gran Selezione.
Chianti Classico 2019 Castello di Ama (96% Sangiovese, 4% Merlot). Sentori molto intriganti e complessi, frutto meno fresco ma con delle bellissime note secondarie, e dolcemente speziati di vaniglia e cedro, lievemente tostate. Al palato il frutto è percepito in modo più accentuato e più avvolgente. Tannini morbidi.
Chianti Classico Gran Selezione San Lorenzo 2018 Castello di Ama (80% Sangiovese, 13% Malvasia Nera, 7% Merlot). Credo sia il massimo che si poteva ottenere da un 2018. Il palato è quella sensazione che per me può essere paragonabile al touch di un velluto di seta. Avvolgente, setoso, a dir poco emozionante.
Chianti Classico Riserva Montebuoni 2018 Castello di Ama (95% Sangiovese, 5% Merlot). Una splendida struttura e attento uso del legno. I vini di Castello di Ama sono dei veri outsider e, per me, negli ultimi anni ancor più che mai.
Chianti Classico “Forcole” 2018 Tenuta Degli Dei (100% Sangiovese). Questo vino l’ho visto nascere e ovviamente l’ho seguito in tutte le annate: di alcune ne ero innamorata per altre avrei “chiesto” di più, un po’ come un figlio. Di quest’annata ne sono particolarmente orgogliosa. Un bellissimo Sangiovese da bersi giovane ed apprezzare in tutta la sua gioventù, con il frutto meno spinto ma davvero delizioso. Ho lavorato 10 anni con l’azienda e amo i suoi vini, cosi diversi tra loro ma così territoriali. Qui la terra Panzanese è ben individuabile da chi è pratico di queste zone. Consiglio anche la visita in cantina aperta solo da qualche anno al pubblico: la bellezza della cantina sotto la Pieve di San Leolino e la vista dei paddock della Tenuta sono emozioni da vivere.
Chianti Classico 2015 Fattoria di Montemaggio (Biologico, 97% Sangiovese, 3% Merlot). E’ tra quelle aziende che aspetta sempre che i vini siano abbastanza pronti per poter uscire in commercio. Siamo nelle zone più alte a Radda in Chianti e questa scelta la trovo ammirevole e adeguata. Vini complessi, longevi, con tutti i componenti perfettamente integrati e ben presenti.
Chianti Classico Riserva 2014 Fattoria di Montemaggio (Biologico, 97% Sangiovese, 3% Merlot). Sicuramente è uno dei vini meno longevi dell’azienda, mi riferisco a questa particolare annata, ma considerando tutte le difficoltà di questa vendemmia è davvero ben fatto. Non sono abituata a percepire (come qui) leggere note evolutive nei loro vini, anche perché li ho sempre assaggiati giovani, e questa Riserva ha una bella struttura apprezzabile anche da subito anche se la parte tannica non è ancora del tutto integrata.
Chianti Classico Gran Selezione 2013 Fattoria di Montemaggio (Biologico, 100% Sangiovese). E’ tra quei assaggi con i sentori più affascinanti. Bellissima parte fruttata e tannica, gentili note terziarie che dovranno ancora esprimersi, un grande potenziale di longevità. Mi è piaciuto particolarmente, tra i vini più belli nella tipologia Gran Selezione, e se non assaggiate i vini di Montemaggio da tempo non fatevelo sfuggire.
Chianti Classico Riserva “Castelnuzza di Cinuzzi” 2016 Castelnuzza (95% Sangiovese, 3% Malvasia Nera Lunga, 2% Canaiolo). Sicuramente le note evolutive più divertenti le ho trovati qui. Frutto leggermente maturo e diverso come rosa canina, ma ha mantenuto anche il floreale e bella freschezza al palato. Ma ti colpisce l’incredibile complessità delle note terziarie. Non finiscono mai: dalle note dolci caramellate, alle iodate, sentori di foglie bagnate, sottobosco, vernice, c’è di tutto e di più. Affascinante.
Chianti Classico 2019 L’Erta di Radda, campione di botte. Bella espressione del frutto a bacca nera (anche se non troppo intenso) come more e ribes, ma con questa freschezza ricorda anche la marasca. Tannino elegante, personalmente l’ho apprezzato molto, ovviamente in prospettiva.
Chianti Classico Riserva 2017 L’Erta di Radda (Biologico, 100% Sangiovese). E’ tra le più belle espressioni di quest’annata così difficile. Punta già molto sui sentori terziati nonostante il tannino sia ancora ben presente. Frutta leggermente più matura e con le note di sottobosco, la tostatura elegante, sentori di vernice, ceralacca e vaniglia sono molto ben amalgamati con quelli fruttati.
Chianti Classico 2018 Isole Olena (83% Sangiovese, 15% Canaiolo, 2% Syrah) Frutta a bacca rossa e nera, la trovo qui leggermente più matura del suo solito ma ben bilanciata sulla struttura tannica, ancora evidente ma ben estratta, ma del resto lo è sempre stata. Non ho mai considerato il Chianti Classico di Isole e Olena beverino o da immediato consumo. Questo non è un’eccezione.
Chianti Classico 2017 Castell’in Villa (100% Sangiovese). Lui sì che non è mai stato sottile. Elegante, piuttosto floreale di rosa, molto scarico sul frutto fresco ma da sentori complessi, la nota di rosa canina, tannino elegante ma pronunciato. Decisamente da affinamento, in stile Riserva. Nonostante l’annata difficile Castell’in Villa è riuscita perfettamente a mantenere il suo stile, elegante e longevo, spesso non facile da apprezzare appieno in gioventù.
Chianti Classico Riserva 2015 Castell’in Villa (100% Sangiovese). Sempre in suo stile, mai scomposto sul frutto, evidenti e eleganti note terziarie amalgamate al frutto selvatico come l’olivello spinoso. Ripeto, sono vini da affinamento, almeno a mio parere, e piuttosto che apprezzarli adesso il loro frutto giovanile tra qualche anno ci regalerà le emozioni indimenticabili della loro evoluzione con uno splendido gioco di note terziarie. Vi ricordate Caleidoscopio? Così sarà al naso e al palato. E sull’affinamento Castell’in Villa non delude mai.
Chianti Classico 2019 Monteraponi (95% Sangiovese, 5% Canaiolo). Ho sempre dichiarato Monteraponi tra le mie aziende preferite e per tantissimi anni è stato in vetta del mio piedistallo. Si fanno sentire note speziate e complesse ben compensate da un frutto ricco e croccante. Eleganza e pienezza. Forse mi è sembrato meno classico (più speziato, meno note floreali di viola e di lampone, più quelle di ribes nero e più profonde) delle altre annate che ho in memoria, Chianti Classico Baron Ugo 2017 (90% Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Colorino, Biologico) compreso, ma mi piacciono molto, da sempre.
Chianti Classico 2019 Maurizio Brogioni. (Biologico, 95% Sangiovese, 5% Merlot). Anche qui come in diversi 2019 ho trovato la frutta leggermente più matura che non mi ricordavo assolutamente nel 2018 ma qui soltanto al naso, bella ciliegia scura che ti riempie palato, speziatura molto fine, palato vellutato che chiude in freschezza sul finale.
Chianti Classico Riserva 2017 Fattoria Le Fonti (Biologico, 100% Sangiovese). Molto frutto, leggermente maturo al naso, molto avvolgente e ben equilibrato, chiude con bella freschezza al palato.
Chianti Classico Gran Selezione “Poggino” 2017 Fattoria Le Fonti (100% Sangiovese). Frutta matura, bilanciato da freschezza, speziatura importante: cedro, chiodi di garofano, pepe nero, e cuoio.
Chianti Classico 2018 “Doccio a Matteo” Caparsa (Biologico, 98% Sangiovese, 2% Colorino). Leggermente più sottile la parte fruttata ma ben equilibrato, struttura notevole e davvero ben fatto.
Chianti Classico Riserva 2018 “Caparsino” Caparsa. (Biologico, 100% Sangiovese). Frutto molto fresco e croccante, perfettamente integrato con il legno, il palato percepisce ancora la parte tannica ma è solo questione di affinamento.
Chianti Classico 2019 “Retromarcia” di Monte Bernardi (Biologico, 100% Sangiovese). Frutto molto pieno, prevalentemente a bacca rossa, chiude con una nota leggermente animale. Tannini gentili e splendida struttura complessiva.
Chianti Classico 2016 Gran Selezione “Le Balze” Il Poggiolino (95% Sangiovese, 5% Colorino). Qui rispetto ad un suo Chianti Classico esile mostra spiccatamente più struttura e carattere. Forse perché si predilige lo stile più beverino; stona ancora leggermente il tannino ma dona una grande piacevolezza al naso e al palato. Purtroppo non ho avuto il modo di assaggiare il Vinsanto dell’annata 1983 in degustazione ma ormai è noto per la sua freschezza e complessità.
Chianti Classico 2019 Istine (Biologico, 100% Sangiovese). Spiccata freschezza, alla parte fruttata si aggiungono le note speziate di pepe verde, tannino ancora percettibile ma elegante, bellissime struttura e complessità.
Chianti Classico Riserva 2017 Vallepicciola (100% Sangiovese). Sensazioni fruttate molto rotonde, sentori leggere di ciliegia sotto spirito oltre a la frutta rossa, tannino percettibile ma maturo.
Chianti Classico 2019 Felsina (100% Sangiovese). Molto fruttato ma anche ben speziato. Prugna, ribes nero, frutta di rovo e leggero sottobosco.
Chianti Classico 2019 Badia a Coltibuono (Biologico, 90% Sangiovese, 10% complementari tradizionali). Bella freschezza, mediamente fruttato: lampone, ciliegia, frutta a bacca rossa, mediamente strutturato, direi perfetto da consumo più immediato per apprezzarne la sua parte fruttata.
Questi sono assaggi che ho apprezzato di più. E ovviamente non ho assaggiato tutti 400.
E infine per ricordare alcune le regole del Disciplinare:
Chianti Classico DOCG: Sangiovese dal minimo di 80% al 100%. Nei rimanenti 20% possono essere utilizzate sia vitigni a bacca rossa autoctoni che internazionali. Affinamento minimo 12 mesi. Grado alcolico minimo 12%.
Chianti Classico Riserva Affinamento minimo 24 mesi di cui 3 in bottiglia. Grado alcolico minimo 12,5%.
Chianti Classico Gran Selezione: Viene prodotto dalla singola vigna o dalla selezione delle migliore uve esclusivamente di proprietà aziendale. Affinamento minimo 30 mesi di cui 3 in bottiglia. Grado alcolico minimo 13%.
Dovrei usare invecchiamento invece di affinamento? Non ci riesco 🙂
Nella raccolta delle storie su Instagram troverai tutti i vini in degustazione con le foto delle etichette.
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