Conoscere il mondo del vino
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25 Marzo 2020Giornalisti e Pubblicisti vs Blogger e Influencer
Da qualche tempo volevo scrivere questo articolo ma il fattore scatenante è stato il mio pranzo di ieri alla Press Lounge dove ho sentito un gruppo dei Giornalisti che animatamente “stava sbranando” la categoria dei Blogger e degli Influencer. Mi sono trattenuta con difficoltà dall’interferire ma sto cercando di esercitare l’arte del silenzio anche nei momenti in cui sarei tentata di mostrare la mia meravigliosa abilità di provocatrice.
Quindi, silenziosamente, soltanto qualche battito della tastiera e il rumore delle parole scritte. Vorrei offrire qualche spunto per riflettere a e su tutte le quattro categorie coinvolte.
Unica ragione, non di poco conto, che riconosco ai giornalisti e ai pubblicisti è il fatto che non è che sia corretto che alcuni (tanti) blogger si definiscano giornalisti pur non essendo iscritti all’albo. E’ come se io mi facessi chiamare Avvocato senza aver terminato studi in legge e superato l’esame di abilitazione. Ci sono termini ben definiti e regole da rispettare. Per coloro che non sanno la differenza sostanziale tra i giornalisti e pubblicisti ricordo che il giornalista professionista è un operatore a tempo pieno e non può svolgere altre attività, mentre il giornalista pubblicista, pur facendolo in modo continuativo e retribuito, opera a tempo parziale e può svolgere un’altra professione.
Della qualità della scrittura parliamone. Teoricamente un giornalista dovrebbe saper scrivere in modo più professionale ma, ahimè, non solo il mondo sta cambiano e spesso non ci rendiamo conto di quanto velocemente e quanto diversamente dalle nostre aspettative. Ieri avrei voluto solamente chiedere loro l’opinione sui software che spesso li supportano fino a sostituirli nella scrittura dei loro articoli in tanti ambiti: riviste, di notorietà indiscutibile, usufruiscano di questi “servizi” dando in pasto ad un software il tema scelto e in pochi minuti “sfornano” un articolo pronto, ben strutturato, scritto in perfetta modalità SEO (Search Engine Optimization), cioè ottimizzato per la rete e come le persone lo vorrebbero. E’ ovvio che nei settori dove il fattore umano è determinante, come quello del vino, non si può fare. Quindi, passiamo ai blogger.
Non ci sono così tanti giornalisti o pubblicisti disposti a dedicare tutto il loro tempo alla scrittura dedicata al vino, dove la formazione molto approfondita è necessaria. Un mondo troppo vasto e in continua evoluzione e in Italia abbiamo ricchezza e diversità produttiva impressionanti. In questo campo vi è una fortissima presenza di blogger formati e specializzati che scrivono in modo estremamente professionale. Solo che la definizione di Blogger non ci soddisfa e vogliamo chiamarci giornalisti piuttosto che esperti o con qualsiasi altro termine che più ci aggrada. Ci vuole una grande preparazione teorica e pratica nel mondo del vino, ma anche forte specializzazione: è duro essere esperti di tutto.
Sorvolando sul fatto che scrivere per le riviste e scrivere per la rete comportano visioni e preparazione completamente diverse. Chi scrive bene, ha bei contenuti da trasmettere, un linguaggio articolato, deve fare spesso i conti con la SEO, questa benedetta ottimizzazione per la rete che richiede un linguaggio molto diverso. “10 terrazze più belle di Firenze”, titolo in linea con i parametri SEO, è quello che la gente vuole e cerca: ma ditemi se mi tocca sempre intitolare i miei articoli in ottica SEO? La mia parte artistica si smonta solo all’idea. Non parlando poi della complessità di scrivere tutto l’articolo SEO Friendly, Mobile Friendly e con dei testi spezzati dalle immagini. Un disastro solo al pensiero per gli amanti della scrittura. Inoltre sarebbe necessaria una preparazione specifica in Marketing Digitale oppure il supporto di professionisti del settore. Ma quante specializzazioni dovrebbe avere uno che scrive in rete sul vino?
Poi c’è il “fantastico” mondo degli influencer. Qui la divisione è fondamentale e si basa su due fattori. Il primo è la QUALITÀ dei “follower” o “fan” che ha un influencer. Questo fattore è determinante in quanto garantisce o meno il risultato e l’efficacia di una campagna promozionale. Se io ho comprato tutti i miei follower, ditemi, che mi ci ritrovo dentro? Quindi l’altro fattore riguarda il mandate interessato alla campagna stessa. Se devi promuovere qualcosa massivamente, senza distinzione per la qualità, quel tipo di influencer può andare bene ma se devi comunicare al livello qualitativo qui cambia il mondo. La qualità dei 100 fan prettamente settoriali di un influencer autorevole è molto più determinante rispetto alla migliaia e migliaia dei fan e follower che non c’entrano nulla con l’attività o la tematica di tuo interesse.
Quindi, ognuno di questi strumenti di comunicazioni, potenzialmente meravigliosi, ha pregi e difetti; siamo essere umani del resto. Ma questi validissimi mezzi vanno saputi usare. Ogni giornalista, pubblicista, blogger o influencer dovrebbe essere specializzato a meno che tu non debba comunicare indistintamente alla massa. Meglio sempre distinguere per gli scopi da ottenere e in base a quello usare i mezzi più adatti. Quindi non c’è uno buono e uno cattivo, uno giusto o uno sbagliato. Se sono nate nuove categorie di attività significa che hanno senso di esistere, altrimenti si estinguerebbero naturalmente. Dobbiamo aggiornarci più velocemente possibile su questo mondo che cambia in modo isterico piuttosto che frenetico. Partendo da queste necessari distinguo dovremmo avere le idee chiare riguardo ai nostri obbiettivi. Oggi i mezzi della comunicazione e l’accesso alla stessa sono ormai sono troppo “facilitati” da algoritmi e dalla rete. Abbiamo un potere immenso tramite l’utilizzo di questi mezzi. Usiamoli al meglio.
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