Fattoria di Montemaggio
10 Agosto 2020Marchesi di Montalto solo Pinot Nero & Riesling
9 Settembre 2020Aquila del Torre Oasi del Piacere
Assaggiai per la prima volta i vini dell’Aquila del Torre se non ricordo male nel 2016. Mi sono stati presentati nel ristorante che ho gestito. Ho avuto la fortuna di degustare tutta la gamma, vini sbalorditivi, come piacciono a me: eleganza, franchezza, struttura, freschezza e, soprattutto, grande personalità. Sembreranno forse parole banali ma per me sono l’essenza, del mio gusto e della mia idea del vino. Ci sono tanti vini che mi piacciono ma non mi innamoro facilmente delle aziende, piuttosto dei singoli vini. Così, nutrendo da tempo la speranza di poter visitare un giorno questa magnifica azienda, il momento tanto agognato è arrivato.
Giovedì 13 Agosto, destinazione Friuli, ci attende l’Aquila del Torre, situata nel cuore dei Colli Orientali ai piedi delle imponenti Alpi Giulie. Un pranzo veloce, si fa per dire, a San Daniele con abbondante degustazione del protagonista principe dell’offerta enogastronomica locale, il meraviglioso prosciutto crudo che tutto il mondo invidia, accompagnato da un paio di calici di Friulano e si riparte.
Ma adesso siamo arrivati alla meta desiderata e il contatto diretto con questa eccellenza produttiva sta rinnovando in me la curiosità. Una parte dell’azienda è dedicata all’ospitalità, quindi ci fermiamo all’Oasi Picolit. La visita in cantina con la degustazione è programmata per l’indomani e, per non sprecare tempo prezioso, ne approfittiamo per visitare un’altra azienda a pochi chilometri in quel di Torreano. Dedicherò a questa esperienza un capitolo a parte dei miei racconti di…vini…
Venerdì 14 Agosto. Finalmente. Alle ore 10,30 ci aspettano per il via alla visita in cantina e a seguire la degustazione guidata. Ma il fatto di essere arrivati con una buona mezz’ora prima rispetto all’orario concordato ci riserva una graditissima sorpresa, un regalo inaspettato. Con Michele ancora impegnato in altre faccende, ci accoglie Claudio Ciani, titolare dell’azienda ed espertissimo conoscitore della materia. Visto che dobbiamo attendere ancora ci propone di visitare le vigne anche se il tempo incerto con un cielo minaccioso all’orizzonte ci fa temere il peggio. Ma al richiamo della natura trasformata sapientemente dalla maestria degli uomini non si può resistere e quindi affronteremo il rischio: la vigna val bene un temporale!
Sapevo che i territori coltivati in questa azienda sono particolari, per la loro collocazione e la loro forma, ma passare da una foto alla realtà è un’esperienza meravigliosa, che toglie il fiato. Dopo dieci minuti di rigenerante passeggiata nel bosco, con Claudio intento a raccontarci la loro storia e il loro invidiabile lavoro, davanti a noi si apre uno spettacolo irripetibile. Le vigne, l’anfiteatro delle Vigne! Che dico l’anfiteatro, il doppio anfiteatro e anche se il sole stenta a farsi breccia tra le nuvole cariche di pioggia, i colori sono meravigliosi e i nostri sensi sono a “palla”. Filari di vigna che con infinita dolcezza scendono a valle punteggiando questi splendidi anfiteatri naturali. Il bosco rigoglioso da nord ad oriente li abbraccia quasi a proteggerli dalle insidie del tempo che qui, quando arriva il generale Inverno, si fa sentire pungente.
E poi la casetta bianca, in passato rifugio estivo delle suore le quali, immagino, oltre che nei loro esercizi spirituali anche in questa accogliente natura trovassero la linfa vitale per fortificare e purificare la propria mente, il proprio cuore.
Claudio, consapevole del nostro stato di estasi difronte a tanta bellezza, continua a raccontarci di quei posti, della varietà dei vitigni, dei sedimenti di marne arenarie che testimoniano l’antica presenza del mare e che nutrono quotidianamente la vite contribuendo in modo decisivo alla creazione dei loro capolavori. Ancora due passi più in su e ci troviamo in un boschetto dove, all’ombra di piante secolari, si erge una lastra di pietra arenaria dove sono incisi alcuni versi del poeta Omar Khayyam. Poesia nella poesia.
Ma ancora due parole sulla particolarità di questi terreni detti Flysch. Consiste nel Flysch, cioè stratificazione di marne e arenarie di 45 milioni di anni, risalente all’epoca Eocenica. Questo suolo costituiva il fondo marino e lagunare, formando nel tempo le colline sule quali sono disposti i vigneti. E sono proprio questi terreni a conferire ai vini grandissima mineralità, sapidità, freschezza e intrigante complessità che riescono a sviluppare da subito e ancor di più nel tempo. Il segreto giace nei terreni.
La coltivazione qui è interamente biologica (certificata) e biodinamica. La superficie vitata è di 18 ettari. Aiuta molto alla coltivazione anche la naturale ventilazione interfilare. La grande pendenza delle colline crea uno spettacolo unico, ma anche tanta difficoltà nella viticoltura che possiamo definire eroica.
Un’altra cosa molto curiosa è che all’Aquila del Torre sono state individuate 237 specie floristiche contro una media di 25 in un vigneto, e tra questi è stata rilevata la presenza di Pseudostellaria Europaea, un fiore che rientra nelle specie vulnerabili e da custodire tanto da essere stato inserito nella Lista Rossa Nazionale Italiana. Ci sono sessantasei ettari di bosco che determinano questa biodiversità e danno vita a questa rara pianta.
E’ arrivato il momento di rientrare, Michele ci attende in cantina e poi la degustazione. Sono felice e ringrazio Claudio del dono che ci ha fatto. I suoi vini ci spettano e a noi non piace fare aspettare.
All’ingresso della cantina troviamo un paio di ovetti di cemento, due usati e uno nuovo di zecca. La cosa che mi ha sorpreso sono le uve destinate alla permanenza al loro interno. Mi sarei sicuramente aspettata il loro utilizzo per il Refosco, ma non di certo per un Friulano. Ma i risultati che ci riserva il loro utilizzo potremo scoprirli nel tempo. Sono le ultime sperimentazioni, usati per la vendemmia 2019 e attenderemo fiduciosi di poterli assaggiare.
A parte il Friulano l’azienda coltiva il Riesling, il Sauvignon Blanc, il Refosco dal Peduncolo Rosso, il Merlot e il Picolit.
Non mi fermo sulle note gustative in quanto i vini sono descritti benissimo sul sito dell’azienda e lì troverete tutte le informazioni più dettagliate. Mi premono soltanto un paio di precisazioni.
Non vi aspettate il “classico” Friulano: in questo caso si ha una complessità organolettica notevole e una struttura importante. Direi che non è proprio possibile confonderlo con gli altri, nonostante la sua franchezza e ne ho bevuti di Friulani.
Il Riesling è coltivato sulla parte più alta della collina in un punto di massima ventilazione. Ha poco in comune con gli altri della sua specie: se gli altri Riesling iniziano con i profumi più esili, sprigionandoli nel tempo, questo parte subito “in quinta” ma anche con note meno tipiche e più particolari. Sarei curiosa di riassaggiarlo negli anni.
I Savignon Blanc che produce l’Aquila del Torre sono due. Ed è proprio il Sauvignon Blanc che è stato a farmi innamorare dello stile di questa azienda. Avendo spesso difficoltà personale con la troppa verticalità dei profumi nei Sauvignon Blanc italiani, per lo meno “base”, prediligendo per questo vitigno i terreni francesi, questi due Savignon li ho trovati spettacolari.
Sauvignon Blanc Primaluce è, come rispecchia il nome, sempre il primo ad assorbire i raggi del sole. Ma anche quello che ne soffre a volte di più il caldo, considerando i forti cambiamenti climatici in questi ultimi anni, e di conseguenza viene vendemmiato prima.
Sauvignon Blanc Oasi ha una struttura leggermente superiore e sicuramente un bellissimo vino cui far fare qualche anno di affinamento. Per entrambi i Sauvignon Blanc una piccola parte, circa il 10%, viene affinata nei barrique di vari passaggi.
Le uve bianche sono sottoposte a una vinificazione “semplice” e attenta, mediante la fermentazione di lieviti indigeni e la permanenza sulle fecce fini, cioè sur lie. Mentre per i rossi si effettua una delicata macerazione delle bucce per essere poi prodotti attraverso fermentazioni spontanee e un affinamento in cantina accurato da poter realizzare i vini di grande struttura e longevità.
Il Refosco dal Peduncolo Rosso viene prodotto in due versioni, una più immediata, e l’altra, Riserva da affinamento. Vini di grande concertazione sia nella parte aromatica che al palato.
Ultime due righe sul Picolit. Per chi non lo avesse mai assaggiato non perdete l’occasione di farlo. E’ una vera chicca enologica. Il grappolo subisce un aborto spontaneo, acinellatura, dove si perde fino al 70% del suo volume. Il fenomeno è del tutto normale nel Picolit. Quindi, se per una produzione di qualità negli altri vitigni si parla di resa di media 40 quintali per ettaro, nel Picolit si tratta al massimo 10 quintali per ettaro. Capite perché questo nettare divino è così raro e prezioso. Inoltre l’acino del Picolit ha le dimensioni inferiori rispetto ad altri vitigni.
Qui si produce anche un’altra versione: Picolit secco e credo che l’Aquila del Torre sia l’unica a farlo.
Spero di aver anche in piccola parte trasmesso il perché del mio amore per l’Aquila del Torre e dei suoi vini. Ma le emozioni di gustare questi splendidi capolavori non si possono raccontare, sta a voi viverle in prima persona.
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