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5 Aprile 2020Sigaro Toscano: Storia e Tipologie
Sigaro Toscano, un’immersione nella sua storia e le varie tipologie prodotte. Proprio come il vino il Sigaro Toscano è nato per caso ed a causa di una fermentazione spontanea. Bacco e tabacco. Venuti al mondo nello stesso modo, si sposano alla perfezione. Come il vino nasce da una fermentazione naturale dell’uva, dimenticata lì da qualche parte in un contenitore, la nascita del Sigaro Toscano avviene nel modo simile, anche se la sua storia è molto più recente, datandosi nell’agosto del 1815.
Avvenne nello stabilimento di Firenze dopo una forte alluvione. Il tabacco, precedentemente impregnato, con l’arrivo del caldo estivo iniziò a fermentare, liberando un forte odore di ammoniaca, ma il direttore dello stabilimento, terrorizzato dall’idea che Granduca Ferdinando III non lo avrebbe mai perdonato, decise di non buttarlo nell’Arno e di utilizzarlo per il riempimento dei sigari. E fu un successo immediato tra il popolo che lo battezzò con il nome “Toscano”. Così narra la storia. Ma la cosa certa è che nato a Firenze.
Kentucky è il tabacco utilizzato per il sigaro Toscano e viene coltivato nella provincia di Arezzo, nei territori di Anghiari, Cortona, Monterchi e Foiano della Chiana, la provincia che può vantarsi un’incredibile ricchezza e diversità produttiva. Il Kentucky è la varietà del tabacco tra le più difficili da coltivare: è capriccioso e ci vogliono mani sapienti per gestirne la coltivazione. Le foglie che vanno ad avvolgere la fascia esterna devono essere perfette ed integre. Non parlando della fase di maturazione, un po’ come nel vino, ci vuole perfetto equilibrio.
Dopo la raccolta viene infilzato su lunghi aghi e posizionato nei locali dove viene acceso il fuoco sul pavimento e in questo modo avviene l’essicamento, procedura nella quale la scelta della legna è fondamentale nel determinare le caratteristiche organolettiche del tabacco. Ci vorranno circa 20 giorni per completare l’essicamento e vedere trasformarsi il suo colore dal verde al marrone scuro. Ma prima della lavorazione dovrà riassorbire nuovamente l’umidità.
La lavorazione industriale del Toscano nasce a Firenze nel 1818 nel monastero di S.Orsola e attualmente vi sono alcune Manifatture dove viene prodotto. La Manifattura di Lucca si aggiudica l’esclusiva per la produzione dei prestigiosi sigari fatti a mano, mentre a Cava dei Terreni si produce il Toscanello, il Toscano Extravecchio e il Garibaldi con l’utilizzo degli appositi macchinari.
E poi la fermentazione, quella che lo distingue nettamente dagli altri sigari, per arrivare alla vera e propria produzione a mano fatta dalle esperte sigaraie che avvolgono il tabacco da ripieno con le foglie da fascio e l’aiuto di un collante naturale ottenuto da amido di mais. Sembra un compito facile, vedendo lavorare la sigaraie, ma, avendo avuta l’immensa fortuna di provarci (custodisco gelosamente il sigaro fatto con le mie mani), vi assicuro che si tratta di una missione quasi impossibile: ci vogliono anni e anni di esperienza e nessuna macchina può avere quella sensibilità e sapienza nel trattare il Toscano.
Ma non è ancora pronto per essere fumato. Ci vuole la maturazione per arrivare alla forma perfetta e umidità del 12%-14%. Questa fase può durare da sei mesi ad oltre un anno. Quindi subisce ulteriore essicazione per alcuni giorni alternata alla fase di riposo per distribuire uniformemente l’umidità. Ormai il sigaro è pronto per essere rivestito con un involucro che permette la sua perspirazione e di completare la fase di asciugatura.
Ma quali sono i sigari che vengono realizzati a mano nella manifattura di Lucca. Primo ad essere nominato è il Re dei Toscani “Il Moro” con la sua lunghezza di ben 230 mm e un diametro nella parte centrale di 13,5mm. Viene prodotto ogni anno con la tiratura limitata ed esce nel periodo natalizio. Ogni sigaro viene confezionato nella foglia Kentucky realizzata in legno. Proprio come nel vino: un millesimato, con le caratteristiche differenti da un’annata all’altra, e come nel vino ogni bottiglia ha una sua evoluzione così ogni sigaro ha quelle sfumature personalizzate. Una lunga, emozionante fumata “da meditazione”.
Poi c’è il Toscano Originale Millenium, Toscano Originale Selected, Toscano Originale, Toscano Antica Riserva, Antico Toscano, ma anche il Toscanello Special prodotto a Lucca. L’ultimo che vorrei ricordare è il Sigaro del Presidente, il mio preferito da “tutti i giorni”, con cui mi piace viziarmi; purtroppo essendo troppo freddolosa e non avendo tanti sigar room nei vicinati diventa piuttosto stagionale la fumata. Per le occasioni Il Moro, magari con un Bas Armagnac estremamente invecchiato: li adoro. Non perdo mai l’uscita del Moro, ormai colleziono le foglie di legno.
Ma perché “Maledetto” Toscano? Negli anni ’80 nasce il Club “Maledetto Toscano” creato da un gruppo di amici che condividono la passione per il sigaro e nel ’99 lo inaugurarono ufficialmente a Pienza.
Per raccontare sulla simbiosi sul vino e sigari ci vorrebbero capitoli e capitoli. Magari in un prossimo futuro, nel quale mi piacerebbe avvalermi dei suggerimenti del mio maestro Fabrizio Franchi che ha un esperienza gran più lunga della mia e soprattutto una conoscenza del sigaro che ci vorrebbe un’altra vita per raggiungere. Ho appreso molto dai suoi libri e assieme abbiamo avuto esperienze di degustazione e tra i suoi preziosi consigli mi ricordo bene quello di far attenzione al tannino (quel elemento che da sensazione di ruvidità al palato) del vino che sommandosi alle note amare del sigaro potrebbe creare le sensazione sgradevoli.
Ma qual è il modo migliore se non provare, non solo con i classici abbinamenti come distillati ma anche con i vini dolci, rossi strutturati e invecchiati: immaginate con un Amarone di vecchia annata, poi con i vini fortificati, per arrivare ad alcuni cocktail. Ero insieme a Fabrizio quando sono “andata nei pazzi” per un abbinamento con un Negroni rivisitato. Aveva le note fortemente speziate, prevalentemente del pepe ed era una poesia pura assaporarli nella loro perfetta armonia.
Sperimentate, osate, create. È la fonte più sicura di divertimento. Non vi annoierete mai e apprezzerete sia gli attimi vissuti da soli che quelli condivisi. Poi, come ben sappiamo, nel mondo dei goderecci la solitudine ha ben poco spazio…
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