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12 Gennaio 2021Maschere di Carnevale Italiane
Sapevate che esistono Maschere di Carnevale italiane praticamente in ogni regione? Ognuna di origine diversa: dalla Commedia dell’arte al teatro dei burattini, da usanze arcaiche oppure ideate per simboleggiare i riti carnevaleschi delle varie città. Le nostre tradizioni ne sono davvero ricche e prima di parlare di quelle culinarie mi piacerebbe fare un’immersione nella storia delle Maschere di Carnevale italiane per mantenere vivo l’interesse riguardo alle loro origini.
Arlecchino
Siamo a Bergamo, dove nasce una fra le maschere italiane che sicuramente è la più conosciuta. Arlecchino per natura è un combina guai: progetta scherzi e imbrogli destinati ai suoi padroni, ma spesso senza avere alcun successo. Lui è un po’ ingenuo ma allo stesso tempo la sua mente strabocca di fantasia. Il lavoro però non fa proprio per Arlecchino e la sua figura è la più divertente e stravagante fra le tante altre maschere, che incanta ormai da anni, e ancora oggi, sia grandi che piccini.
Arlecchino
Pulcinella di Maurice Sand, 1860
Pulcinella
La maschera di Napoli, ha un carattere pigro, dotato di un senso ironico, calcolatore e chiacchierone. È sempre affamato e per un piatto di maccheroni è disposto a tutto!
Indossa pantaloni e un’ampia camicia, ed è tutto bianco, solo la maschera è nera e a finire un cappello bianco in testa.
Pulcinella non è stupido, ma intelligente, solo che non ha mai voglia di fare nulla.
Ma Pulcinella è noto anche per la sua incapacità di mantenere i segreti, da qui deriva il detto “il segreto di Pulcinella”.
Pulcinella, The Humour of Italy, 1892
Mezzettino
Mezzettino
Siamo sempre a Bergamo. La maschera divenne famosa nella seconda metà del Seicento. Mezzettino è una delle variazioni del personaggio dello Zanni, furbo e persuasivo, questa maschera viene raffigurata nel suo costume a strisce colorate. Il personaggio rappresenta un servo astuto e imbroglione, come Arlecchino, che senza paura si infila in ogni tipo di pasticcio. Mezzettino è senza maschera e solitamente viene rappresentato con una chitarra.
Antoine Watteau, Mezzetin
Brighella
Brighella
Anche Brighella è una maschera di origine bergamasche. E’ il compagno di Arlecchino e sono entrambi servi. Brighella però, a differenza di Arlecchino che proviene dalla parte bassa di Bergamo, lui è di Bergamo alta. Diversamente da Arlecchino, Brighella è un servo astuto e opportunista, a tratti crudele e insolente.
Ma un’altra sua caratteristica sono le bugie: tutte raccontate con il fine di ricavare qualcosa, come ad esempio soldi dai ricchi e offerte di pranzi abbondanti, ma anche per il solo gusto di imbrogliare. Il suo costume è la livrea, simbolo della sua schiavitù, definito da una casacca bianca indossata insieme ai pantaloni decorati con nastri verdi. A completare ha un mantello con bordature dello stesso colore.
Gioppino
Gioppino, bergamasco pure lui. I suoi segni di riconoscimento sono tre gozzi che ha sul collo e che egli ostenta come veri e propri gioielli. E’ convinto che dai suoi gozzi provenga tutta la sua sapienza. Questo particolare è dovuto all’ingrossamento della ghiandola tiroidea, dovuto ad un’alimentazione povera di sale e iodio, una malattianun tempo molto diffusa nella Bergamasca per via della denutrizione.
Egli rappresenta il classico contadino donnaiolo, amante del vino e del buon cibo, rozzo in tutto ciò che dice e che fa e pronto a scontrarsi con chi lo provoca e ostacola. Nonostante tutto è anche una persona benevola, sempre pronta a difendere i deboli.
Gioppino
Fracanapa
Fracanapa
Nasce a Rovigo o Verona nei primi anni dell’Ottocento.
Altalenante fra ricchezza e povertà, Fracanapa ha un carattere gioviale, di buona forchetta e amante del vino.
Presenta un aspetto curato, con una marsina scura aderente, un panciotto rosso, pantaloni al ginocchio e tricorno in testa. Aveva un suo modo di parlare scandendo le sillabe e storpiando alcune lettere, allo scopo di far ridere.
Meneghino
Meneghino è la maschera di Milano. Anch’egli un servitore ma non solo: anche mercante e a volte pure contadino. Amante della quiete, Meneghino è saggio e ha un grande senso morale. Questa maschera divenne simbolo della libertà per il popolo milanese, proprio per il suo carattere intraprendente. Nei Seicento Meneghino era considerato un personaggio che andava contro lo stile di vita dei privilegiati, ritenuti da lui solamente ricchi di vizzi e poveri di virtù.
Il personaggio veste una giacca verde scuro con fodera, orlatura e bottoni rossi, un panciotto a fiori, calzoni corti sopra alle sue calze a righe. Un parrucchino scuro con codino e il cappello nero di feltro sulla testa, sempre con rifiniture in rosso. Lo distinguono la sua generosità, il suo fare sbrigativo e l’incapacità di stare fermo e oziare.
Meneghino
Gianduia
Gianduia
Gianduia nasce a fine ‘700 e ha origini piemontesi. Gianduia è allegro e spesso sta con la testa tra le nuvole. E’ un uomo benevolo, generoso e sempre sorridente, pronto in ogni situazione a fare del bene. E’ un gentiluomo e apprezza (molto) il buon vino, il buon cibo e stare in compagnia. Gianduia è sposato con Giacometta, una donna semplice e molto intelligente che sa nel migliore dei modi risolvere anche le situazioni più complesse. Il suo costume è dotato di una foggia e pantaloni marroni, calze rosse e panciotto giallo. In testa un cappello detto “tricorno” e una parrucca con il codino, più un fiocco verde al collo. La Gianduia è noto come il tipico cioccolato piemontese che prende nome proprio da questa maschera; oltre al nome anche la forma, simile a quella del suo cappello.
Capitan Fracassa stampa '800
Capitan Spaventa o Fracassa
Capitan Fracassa, chiamato anche Capitan Spaventa, ha origini liguri. Si tratta di un soldato colto e raffinato. Indossa un vestito a strisce colorate, e in testa un cappello ornato di piume.
Ha lunghi baffi e un grande naso, a fianco la sua spada, con la quale si sente invincibile. Capitan Spaventa racconta sempre storie incredibili, nel vero senso della parola perché non gli crede mai nessuno, e in più, nei fatti finisce per scontrarsi con la sua stessa natura di vigliacco.
Capitan Fracassa di Abraham Bosse
Colombina
Colombina
Ha origini veneziane ed è una donna astuta e maliziosa. Ha un certo fascino e per questo viene spesso corteggiata, ma il suo amore è per Arlecchino.
Non porta la maschera e indossa un corpetto e un’ampia gonna a balze blu. Sopra alla gonna ha una giacca rossa, e il tutto completato da un grembiule con delle tasche. Sul capo porta un fazzolettino da cameriera, fermato da un nastro.
Pantalone
Pantalone è un ricco mercante veneziano. Pensa solo al denaro ed è estremamente materialista.
Da vero avaro non condivide i suoi averi, come se non ne avesse mai abbastanza e fa patire la fame a chi lo serve. È sempre in mezzo a dibattiti e scontri che non lo riguardano, dice la sua con prepotenza e finisce sempre nel peggiore dei modi.
A volte corteggia anche la sua serva, Colombina, ma senza ottenere risultati.
Pantalone
Rosaura
Rosaura
Rosaura è la figlia di Pantalone e quello che fa più spesso è chiacchierare con Colombina, la sua serva. Spesso Colombina le organizza intrighi amorosi proprio perché il ruolo della maschera di Rosaura è quello della giovane innamorata. Il suo cuore batte per un giovane un po’ imbranato, Florindo, e ovviamente l’avidità del padre di Rosaria non vale solo per il denaro, ma anche per la figlia: infatti Pantalone non approva e cerca quindi di contrastare questo amore in tutti i modi possibili.
Sandrone
È la maschera tradizionale della città di Modena. Egli rappresenta il contadino del passato ed è il portavoce del popolo più umile e maltrattato. La sua famiglia si compone della moglie Pulonia e il figlio Sgorghìguelo,
Le tre maschere sono il simbolo del Carnevale Modenese e secondo la tradizione, ogni anno il giovedì grasso Sandrone e famiglia arrivano alla stazione di Modena sfilando in una parata che ha come traguardo Piazza Grande, dove i modenesi si affollano per assistere al discorso tenuto da queste tre maschere in dialetto modenese.
Sandrone
Dottor Balanzone
Dottor Balanzone
Il Dottor Balanzone è una delle maschere di Bologna, un uomo di legge che sa sempre tutto di tutto. Parla in modo inusuale, ricorrendo a proverbi e citazioni latine, esprimendo spesso concetti senza senso. La sua parlata è caratterizzata dal suo accento bolognese.
Ha un fisico robusto e veste di nero, abito, mantello e un cappello.
Persino la maschera è nera che gli copre in parte il viso, dando spazio solamente a guance e baffi.
Fagiolino
Un’altra maschera originaria di Bologna: Fagiolino. È la gioia di vivere in persona e le sue ambizioni sono due: buone tagliatelle e giustizia per tutti.
Parla in dialetto bolognese, lui è il piccolo che si imbatte spesso in situazioni dove c’è un innocente da difendere e fa di tutto per farlo.
Fagiolino
Florindo
Florindo
Il giovane pieno di Fascino che ha a che fare con la maschera Rosaura vista in precedenza. Egli incarna quindi il ruolo dell’amoroso, che a seconda della narrazione, corrisponde o meno all’amore di Rosaura. Indossa una giacca nera ornata di fiori, pantaloni azzurri e un corpetto giallo. Per completare un cappello ornato di colorate piume e la maschera.
Foto: Rosaura e Florindo di Richard Ginori
Vulon
Vulon è la maschera ufficiale del Carnevale di Fano. Il Vulon, nasce nel 1951 ed è una figura dal naso curvo, con i baffi, armato di spada, indossa un’armatura d’acciaio. Sulle spalle un mantello con piume e in testa un cilindro che gli fa da cappello. Questa maschera lega storicamente i fanesi e i francesi, riconducendo a quando Napoleone Bonaparte, quando era in Italia, era solito enunciare le sue leggi con degli editti letti in Piazza, iniziando la frase con “Nous Voulons’.
Da quei tempi i fanesi iniziarono a soprannominare i vanitosi e i presuntuosi e tutti quelli che si sentono superiori, come “Vulon”.
Vulon
Mosciolino
Mosciolino
E’ una maschera originaria di Ancona. Il nome Mosciolino viene dal fatto che stava sempre nei pressi del mare e perché spesso si cibava di moscioli.
Il suo retino per la pesca lo accompagna sempre e i suoi vestiti sbiaditi dal sole, i capelli pieni di sale erano diventati durissimi.
Un giorno si imbatte in una festa dove si celebrava il Carnevale e tutti erano in maschera. Lui si nascose per guardare cosa stesse accadendo: era stata indetta una gara dove si proclamava la maschera più bella, ma ancora non si era riusciti a trovare una maschera degna della vittoria.
Lui uscì per caso dal suo nascondiglio, mostrandosi così ai presenti che rimasero sbalorditi: non si era mai vista una maschera così particolare e bella. Appena gli dissero che aveva vinto un premio, Mosciolino scoppiò a ridere e disse che quello erano i suoi abiti quotidiani e che non era una maschera. Da quel giorno nacque la maschera di Mosciolino
Bartoccio
La maschera perugina nasce nel ‘600. Il Bartoccio era un contadino chiassoso, ma molto intelligente e saggio. Indossa un gilet rosso sotto la giacca verde, calzoni di velluto e scarpe eleganti. Con la moglie Rosa passeggiava per il centro di Perugia, suonando e ballando.
La caratteristica del Bartoccio era quella di raccontare aneddoti della sua vita raccontando allo stesso tempo i problemi della gente e della società in cui viveva.
Bartoccio
Frappiglia
Frappiglia
Frappiglia è un contadino abruzzese che ha sempre con se il bastone di Sant’Antonio Abate, per scacciare i guai.
Era un uomo che si caricava di tutti i problemi degli altri cercando di risolverli. Era altruista ma veniva visto anche come uno stregone.
La leggenda narra che Frappiglia ebbe un incontro con la morte, che lo colse in un suo momento disperato di “fame”. Per guadagnarsi un piatto di pasta fu disposto a scendere a patti con il Diavolo, il quale in cambio chiese la sua anima.
Frappiglia accettò ma prima di morire chiese di fare testamento davanti a un notaio e ai rappresentanti del Paradiso e dell’Inferno, proclamandosi unico erede e disponendo di lasciare in eredità a se stesso la sua stessa vita, unica cosa di valore in suo possesso Il notaio dispose quindi che Frappiglia potesse tornare nel regno dei vivi fregando così il Demonio.
Farinella
Farinella è la maschera del Carnevale di Putignano e il suo nome viene dal piatto tipico putignese.
Inizialmente Farinella era un ubriacone senza qualità e valori, un abito a toppe colorate, una gonnella rossa e blu che richiamano i colori della città e un cappello a tre punte con campanelli.
Ai tempi, i saraceni razziavano le zone di Putignano e dintorni, ma un giorno cambiò tutto: all’ennesima giornata di razzia, a Putignano, Farinella, il fornaio, salvò il paese, proponendo a tutti di fingere di essere malati di un morbo sconosciuto. Spalmandosi la farinella sul corpo come se fosse pieno di pustole e tutti rimasero stupiti dal piano del fornaio. Il piano funzionò e Putignano fu salva e Farinella rimase nella storia della città divenendo la maschera di carnevale.
Carnevale di Putignano
Giangurgolo
Giangurgolo, è la maschera calabrese della commedia dell’arte. Lui ha l’aspetto di una persona benestante, ed è gradasso e irrispettoso verso il prossimo. È una persona avida, specie quando si tratta di cibo. Con le donne cambia totalmente atteggiamento, è frutto però di menzogna questo modo di fare e finisce sempre preso in giro, specie per il suo aspetto fisico. Porta una maschera rossa, un cappello, un corpetto a righe rosse e gialle, calzoni al ginocchio, calze bianche ed una grossa cintura accompagnata dalla spada.
Stenterello disegno originale '800
Stenterello
Stenterello è la maschera tipica di Firenze. È un personaggio disordinato e senza mai un soldo in tasca, al contempo è però anche saggio e ottimista. Il suo abbigliamento rispecchia il suo carattere ambiguo: una calza di un colore, l’altra di un altro, indossa una giacca blu con risvolti a scacchi rossi e neri, pantaloni corti al ginocchio, e un panciotto a pallini. Indossa un cappello a barchetta e una parrucca con il codino.
Scriveva Pellegrino Artusi nel libro “La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” su di lui: “Se non sapete cosa sia un tondone, chiedetelo a Stenterello che ne mangia spesso perché gli piace…”
Stenterello, stampa '800
Tartaglia
Tartaglia è una maschera della commedia dell’arte, nata a Napoli ad inizio ‘600. Il personaggio è quello di un vecchio, in carne e goffo, miope e balbuziente. Il costume è un abito verde e strisce gialle, con ampio collare bianco. A volte è giudice, farmacista, avvocato e altre volte è un domestico o genitore. È un amante delle donne, e se ne innamora facilmente. La sua caratteristica principale però è la balbuzie: tutte le volte parla, balbetta e storpia le parole.
Tartaglia, 1650
Meo Patacca stampa '800
Meo Patacca
È una maschera romanesca della commedia dell’arte. Meo Patacca è una persona buona, che pretende sempre di aver ragione, è intrepido e audace. Originario del noto quartiere romano di Trastevere è anche provocatore e attaccabrighe, causa spesso le risse, a volte solo per puro divertimento.
Indossa una giacca di velluto, i pantaloni al ginocchio, un panciotto allacciato nella parte laterale, come cintura usa una sciarpa colorata, nella quale è nascosto un pugnale, un fazzoletto legato al collo e in capo un cappello. Meo Patacca viene raffigurato spesso con un fiasco di vino in mano.
Rugantino
Rugantino è una maschera del teatro romano, detto anche “er bullo de Trastevere”. Rugantino è arrogante, litigioso e provocatore, ma solitamente sono più le botte che prende di quelle che dà. Inizialmente Rugantino portava la divisa da gendarme, ma nel corso del tempo il personaggio è diventato popolano, buono e svogliato.
La maschera tipica ha quindi due costumi: uno appariscente vestito di rosso con un cappello a due punte, l’altra da popolano con calzoncini malmessi, una fascia che gli circonda la vita, camicia con casacca e un fazzoletto al collo.
Rugantino di Nino Ilari
Mamuthones
I Mamuthones sono, assieme agli Issohadores, maschere tipiche del carnevale di Mamoiada in Sardegna. Il Carnevale in Sardegna si basa su antichi riti dove l’uomo e gli animali sono i protagonisti.
I Mamuthones, sfilano seguendo un ordine e un ritmo preciso, vestiti di pelli scure, portando sul viso una maschera che incute timore. Saltellano ritmicamente in gruppo, con pesanti campanacci sulla schiena. I saltelli rappresentano il passaggio dallo stato di normalità a quello di follia, raggiungendo il percorso verso il sacrificio.
Issohadores al contrario si vestono in modo colorato e danno movimento alla processione.
Mamuthone di Mamoiada
Arlecchino e Colombina di Giovanni Domenico Ferretti
Cartolina Opera Le Maschere di Pietro Mascagni 1901
Illustrazioni dalla collana Opere complete di Carlo Goldoni, Venezia, 1907
Maschere della Commedia dell'Arte
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