Sigaro Toscano: Storia e Tipologie
24 Gennaio 2020Rafforzare le difese immunitarie: 5 regole d’oro
15 Ottobre 2020Speakeasy dal probizionismo ad oggi
Uno Speakeasy che letteralmente vuol dire “parlare piano, con tranquillità, senza tensione” è nato negli Stati Uniti come un esercizio commerciale che vendeva illegalmente bevande alcoliche, negli anni del proibizionismo molto numerosi. Alcuni di loro erano gestiti da membri della criminalità organizzata. Gangster come Al Capone e Lucky Luciano fecero fortuna fornendo alcolici agli Speakeasy di tutto il paese.
Il termine Speakeasy sembra essersi originato in Pennsylvania nel 1888, quando la legge Brooks High sulle licenze commerciali aumentò la tassa statale per una licenza di saloon da 50 a 500 dollari. Il numero di bar legali crollò drasticamente, ma alcuni bar continuarono ad operare illegalmente.
Mrs. Kate Hester aveva in gestione un saloon a McKeesport, appena fuori Pittsburgh. Si rifiutò di pagare la nuova tassa e continuò la propria attività. Per evitare che il suo business illegale potesse attirare l’attenzione delle autorità, quando i suoi clienti erano troppo turbolenti, lei li avrebbe zittiti sussurrando “Speak easy, boys!” (“Parlate piano, ragazzi!”). Questa espressione divenne comune a McKeesport e si diffuse poi a Pittsburgh. (fonte Wikipedia).
Oggi gli Speakeasy non sono così diffusi e sono concentrati anche in Italia soprattutto nelle città principali. La prima regola di uno vero Speakeasy è di non farsi trovare. Indirizzo incognito, senza un numero da poter chiamare, nessun contatto. Come entrarci? Semplice, si fa per dire, per conoscenze personali.
A prima vista ti si presentano come attività che non c’entrano nulla con un bar. Alcune volte come un negozio vetrina non è chiaro di cosa; altre volte ti si aprano le ante di un vecchio armadio e l’entrata è proprio lì. Ma non c’è mai un insegna su quella porta. Gli arredamenti sempre ispirati proprio a quegli anni del probizionismo come lo sono anche i vestiti di chi troverai ad accoglierti. E poi i mixologist hanno sempre la barba, non so perché, forse perché è il loro segno distintivo: ma si racconta che ogni vero mixologist abbia una storia su quella barba da raccontare.
I cocktail sono favolosi. Gli Speakeasy seri creano una lista completamente loro, con cocktail da sapori imprevedibili e fantasiosi. E poi le splendide rivisitazioni dei classici, la lista di introvabili distillati. Gli Speakeasy ti avvolgono nel fascino dell’ambiente, del contesto, dell’atmosfera generale e dell’abilità indiscutibile dei mixologist. Ti ritrovi in un ‘altra epoca.
Diversi locali si fanno chiamare Speakeasy ma hanno una gestione leggermente differente. Alcuni sono organizzati molto bene, altri in modo discutibile. Sicuramente in uno Speakeasy di riconosciuta qualità è sempre difficile accedervi.
Nell’ultimo Speakeasy, sedicente tale, dove sono entrata vi era una marea di gente e vi potevano accedere tutti facendo un po’ di fila. Dopo 30 minuti all’interno in attesa senza essere considerata mi è stato portato un shottino mal fatto per ammazzare altri 20 minuti prima dell’ordinazione, mah…. Questo è stato un classico caso di millantato Speakeasy e quindi me ne sono andata. Bel locale, mixologist di livello ma niente a che vedere con un vero speakeasy e , in questi casi, basterebbe cambiare denominazione.
I gestori di quelli autentici si raccomandano anche di non taggare o mapparne gli indirizzi per ovvie ragioni e la regola va rispettata senza deroghe, pena il divieto di accedervi nuovamente. Mi limito a ricordare solamente qualche foto recente. Purtroppo non ho mantenuto le tracce delle vecchie visite all’interno degli Speakeasy di varie città. Spero che sarai curioso e che avrai il modo di farti un tuo archivio personale.
Hai mai visitato uno Speakeasy? Com’è stata la tua esperienza?
Sparkling Life nasce per promuovere le eccellenze italiane e non solo, cercando di contribuire alla diffusione della cultura enogastronomica.
Seguimi su Instagram o Facebook